Day #25, parte prima
Gli ultimi giorni sono stati.. densi. Al momento, la macchina è in viaggio verso Murghab con un componente in meno (come era previsto) ed a bordo un consulente meccanico tagiko in caso di bisogno.
Metà Pamir ha già lasciato il segno, perché tanta spettacolarità chiede in cambio stress, vibrazioni, schiaffi a fondo e sospensioni.
Andiamo con ordine: tre giorni fa, dopo la sosta luxury a Dushanbe, ci siamo incamminati verso Khorug, prima tappa quasi a metà strada. Primo giorno liscio, 150km misto asfalto/sterrato in tre ore e mezza, e stop appena prima del buio. Niente alberghi, ovviamente, ma una famiglia ci mette a disposizione una camerata per dormire e una cena a km 0 dal loro orto. Con il capofamiglia, Igor, proviamo a comunicare in modo quasi soddisfacente il linguaggio universale dei suoni gutturali che per noi hanno un significato e per lui nessuno.
Il giorno dopo mancano 380km a Khorug. Sveglia alle 6, colazione con Igor, regolazione della testata e via. La tappa è dura, tutto sterrato, ma il Pamir inizia a svelarsi. Strade strette, piene di polvere e pietre, spesso con strapiombi di decine di metri senza alcuna protezione. Qualche avamposto di civiltà, pochissime macchine in giro. Si sale, si fanno tante foto, e pensiamo che è dura ma il panorama vale davvero la pena.
Arriviamo vicini alla prima cima, a 3.000 metri esatti. Si vede tutto dall'alto, pausa foto e sgranchimento. Ripartiamo, cinque metri e la samurai si spegne. Riproviamo. Radio illuminante tra le macchine: "boh, si spegne". Finché la cosa viene risolta: non parte più.
Il tempo di ragionare sulle cause (sembrava non arrivare benzina) e dopo pochi minuti arriva una macchina da cui scendono fuori quattro tagiki. Anche loro comunicano con il linguaggio universale del "provo a parlarti la mia lingua aggiungendo dei segni oppure urlando più forte", aggiungendoci però che sembrano fatti di oppiacei, hanno le buone maniere di un gruppo di ippopotami ma in compenso la grazia nei movimenti di un branco di scimmie.
Uno di loro ci sembra di capire che sia meccanico, le prova un po' tutte risalendo pezzo per pezzo la catena dell'alimentazione e alla fine individua una soluzione: il traino.
Vista la velocità con cui andavano, non ci fidiamo tanto; alla fine però la potenza del loro fuoristrada è la soluzione migliore. Loro ripagano la nostra fiducia arrivando a 70kmh e giocando allo schiaffo del soldato con il guidatore, che nel frattempo si è quasi mozzato un dito nella portiera.
(Continua...)